lunedì 18 maggio 2015

Gara 360 enduro: Priero

Dopo il podio a Coggiola, pensavo sarei riuscito a mettere di nuovo i piedi sui gradini numerati. Ho peccato di presunzione.
Mettendo subito da parte le scuse tipo allergia o pessima notte in tenda, il problema principale è che ho frenato troppo. Ho frenato troppo, quindi non sono stato veloce, quindi ho fatto schifo, quindi sono finito 5° nella categoria Promosport Master.
In verità c'è stato un altro fattore: non mi sentivo molto a mio agio. Non mi è ben chiaro perché, tanto che venerdì sera mi sono fatto una nottata un po' agitata e sabato mattina, quando mi sono svegliato mezzo influenzato, il primo pensiero, con un po' di sollievo, è stato che non avrei fatto la gara.

PS2
Salgo a 3,8 km/h perché ci sono due ore di tempo. Parto e sinceramente non faccio nulla di sbagliato, tranne forse non aver pedalato un po' tra le api: mi sono semplicemente accucciato ed ho sperato che non me ne entrasse nessuna dentro il casco. Tutti i salti li ho schiacciati, anche quelli da non schiacciare, ma si sa ormai bene, i salti o li provo trenta milioni di volte e anche quando li provo trenta milioni di volte sono sempre un po' lì che li temo.
Finisco in 4'09.15, chiudendo 6° (alla fine del post poi faccio la comparazione tra tuttitutti). La notizia positiva è che chiudo a 19" dal primo (sempre di categoria), mentre l'anno scorso avevo chiuso a 30" da lui, e a 5" da Giovanni, mentre l'anno scorso ero a 21" dal piemontese.

PS3
Salgo un pochino più veloce, ma giusto un pelo. Parto e mi rendo conto che non capisco niente, che faccio fatica a capire dove mi trovo. Stranissima sensazione. Comunque anche qua non sbaglio particolarmente, anche se mi rendo conto che in tutta la prima parte sono decisamente lento. È una discesa molto pedalata, quindi cerco di darci dentro il più possibile. Faticoso, lo ammetto, soprattutto ora che ho i flat, ma quello che posso lo faccio, anche se non faccio granché. La cosa curiosa, in generale, è che non mi ricordo quasi nulla di questa discesa, nonostante l'abbia provata due volte al sabato.
Chiudo con 7'44".20, finendo nuovamente 6°. L'anno scorso avevo pure battuto il primo, ma evidentemente aveva avuto qualche problema, perché mi è davanti di 23", per un totale di 42" nella gara totale, mentre a Coggiola gli ero dietro di 37" in totale.

La sensazione che ho avuto è che abbia fatto il possibile: forse non ero al top toppissimo della forma in generale, ma non so quanto possa influire sulla discesa: dopotutto per frenare meno non ci vuole la salute, ci vuole il non frenare, sant'iddio.

Ed ora tiriamo le somme:
5° di categoria su 22 con 11'53".35 a 42" dal primo e a 34" dal podio: non ce l'avrei mai fatta comunque, perché sinceramente non so dove avrei potuto guadagnare almeno 34", che sono un'eternità.
Nella gara completa (sempre sapendo che loro ne avevano già una nelle gambe e ne dovevano poi fare un'altra dopo la PS3) sarei arrivato 115° su 200 nella PS2 (57/100) e 120° su 197 (61/100) nella PS3, ovvero 59/100. Considerato che a Coggiola avevo fatto 32/100 (ma loro, ribadisco, erano partiti sul terreno più viscido di noi della Promo), Priero si riconferma una gara troppo veloce per il sottoscritto.

La prossima gara dovrebbe essere una DH (hellyeah!) a Prali. Per l'enduro, invece, ci si rivede (forse) a Bardineto.

lunedì 6 aprile 2015

Gara 360 Enduro: Coggiola

Gara in categoria Promo in quel di Coggiola.

PS2: superhellyeah che, nel punto più veloce, prendendo dentro qualcosa col pedale, mi sono ritrovato seduto sul tubo del telaio in balia della bici. Per fortuna ero su di un rettilineo ed ho recuperato senza cadere.
Durante la discesa passo due ragazzini, che fanno di tutto per lasciarmi passare: devo dire che sono stati molto bravi.

PS3: verso la fine della prova, vado a destra anziché sinistra; mi fermo e con movimento tipo Hulk sollevo la bici per tornare in carreggiata.
Durante la prova, purtroppo, incontro il primo ragazzino nel pezzo più veloce (mi ero ripromesso di prendere i 50 km/h, ma ovviamente ho dovuto rallentare e non ci sono riuscito) ed il secondo in un punto dove non si riesce a sorpassare e quindi mi accodo per un attimo. Anche qua, comunque, i due ragazzini sono stati davvero corretti e si sono praticamente fermati per lasciarmi passare.

Finisco 3° di categoria (a podio, finalmente, dopo la gara di Petosino ormai millemila anni fa), ma poi mi rendo conto che in questa categoria ci sono solo i vecchi, gli sfaticati (come me) e gli scarsi, quindi la soddisfazione piano piano scompare.

Anche facendo un paragone con la gara completa la soddisfazione è limitatissima: 27/100 nella PS2, 37/100 sulla PS3, quindi con un 32/100 in totale, ma innanzitutto io avevo una PS in meno rispetto a chi ha fatto la gara completa, inoltre la PS2 che ho trovato io aveva un terreno a dir poco fantastico, mentre chi ci era passato nella gara completa, se non vado errato, aveva trovato una roba decisamente più scivolosa (ieri ha piovuto).

Il passaggio alla categoria Promo si riconferma un'ottima scelta, così come quella di tornare ai flat, ma allo stesso tempo non mi permette di valutare seriamente il mio operato in sella.

Staremo a vedere cosa otterrò alla mia prima gara DH dell'anno. Sempre che riesca a farne una.

domenica 5 aprile 2015

Ed ecco il blog "La salita esiste solo per la discesa"

Finalmente arriva il blog "La salita esiste solo per la discesa", gestito dal sottoscritto, che dovevo fare qualche mese fa ma non ho mai avuto occasione (leggi: me ne sono dimenticato) di fare.
Riporto la descrizione qua, così si capisce perché ho sentito l'esigenza di aprirlo. Attualmente c'è solo una traccia, ma lo popolerò a partire da martedì (domani ho la gara a Coggiola).
Spero possa servire a qualcuno, perché se qualcun altro l'avesse fatto al posto mio io sarei uno dei più assidui frequentatori. Saluti!
"L'ennesimo blog con i giri gps", si dirà qualcuno. E invece no: questo è un blog che raccoglie sentieri in Torino e dintorni dove la parte più importante non è il panorama, una salita piacevole o cose simili. La parte più importante è la discesa.
Per ognuno dei sentieri riportati ci sarà una traccia GPS: nel 2015 non è più plausibile cercare i sentieri ad occhio, seguendo indicazioni testuali tipo "All'albero di mandarino giro a destra, poi gira la bici di 179° verso destra e sali per la strada con il disegno del cerbiatto seduto". Oltre alla traccia GPS, che potrà essere messa sul vostro Garmin, sullo smartphone o su qualsiasi cosa vogliate metterla, cercherò di mostrare quello che è il sentiero attraverso video e fotografie.

giovedì 22 gennaio 2015

Recap 2014

Come ogni anno, eccomi qua a ripensare all'anno appena passato, anche se leggermente in ritardo.

È stato un anno particolare per tre motivi:
  1. Questo è in verità il punto più importante perciò lo metto per primo: ho avuto come una sorta di sblocco sulla bici, perlomeno in ambiente di bike park. Mi sono piaciuto: quest'estate, ho provato ad affrontare curve con più sicurezza, ho cominciato a pompare un po' sui salti, a buttarmi di più. Ed in generale ho acquisito una maggiore sensazione di sicurezza. Con molta probabilità, è semplicemente una conseguenza di quello che mi è successo qualche mese addietro, quando, nella mia testa, ho smesso di voler far bene a tutti i costi; quando, nella mia testa, ho cominciato a divertirmi davvero andando in bici e a non sentirmi sempre in gara con me stesso e con le mie capacità. È stato un grossissimo salto avanti per me. Sicuramento avrò rallentato anche un po' i ritmi; inoltre non ho mai avuto un alto numero di cadute per uscita (tranne il primo anno in sella, come succedeva a tutti), ma tale numero è sceso ulteriormente e, lo sappiamo tutti, cadere spesso coincide con lo spingersi un po' oltre, andare oltre il proprio limite, che ci porta a commettere errori. A parte nelle curve strette, ovvio, dove cado spesso perché chiudo lo sterzo. Ma questo non è andare oltre i propri limiti: è proprio essere babbi di minchia.
  2. Ho usato una bici da corsa, arrivando, in due occasioni, oltre i 100 km di distanza (non credo lo farò mai più) e continuando ad usarla anche in inverno, sui rulli in casa. Che mi ha permesso di guardarmi anche dei film, cosa che non ho quasi mai tempo di fare.
  3. Nei mesi di novembre e dicembre ho passato il minor tempo in sella dai tempi dell'operazione alla mano (giugno e luglio 2011, mi pare), a causa di pioggia che sembrava non finire mai e di influenze varie. Sono riuscito a tamponare un po' la cosa con i rulli, ma questa discontinuità si è fatta sentire poi in mtb, con ritmi di discesa da bradipo. Ci si aspetta anche un inverno alquanto rigido, quest'anno, che significherà, molto probabilmente, pochissima mtb e tanti rulli. E, al termine dell'inverno più mortale nella storia dell'uomo, riprendere in mano una bici che non saprò nemmeno qual è il davanti e qual è il dietro.
Parlando del futuro, la grossa novità per il 2015 è che probabilmente, a meno che non mi si ripresenti una squadra come quella di Riccardo Di (la ormai defunta Slopeline), dove si pagava giusto la quota d'iscrizione senza tutti i fronzoli, non mi tessererò per alcuna società. Il motivo è presto detto: nel 2014 ho fatto 3 gare; se avessi fatto la tessera giornaliera, avrei pagato €45 in totale, quindi la quota d'iscrizione FCI. Per il 2015 non mi aspetto di fare molte più gare: il tesseramento nelle normali società (con incluso questo, quello, quell'altro, che a me non interessa) è intorno ai €90/100, che significa, per rientrare nei costi, fare almeno 6 gare. Non è un numero particolarmente alto, è vero, ma non ho più tutti quei soldi per potermi fare tutte queste gare, visto il costo elevato di trasferta, iscrizione e quant'altro. Ma soprattutto il mio interesse nei loro confronti è molto, molto scemato. O meglio, le gare di DH (quelle per la quale avevo cominciato ad andare in bici) mi attirano ancora molto - mi piace la discesa, lo ribadisco - ma hanno costi per me proibitivi (stiamo parlando di €65 solo per iscrizione e prove del sabato); quelle di Superenduro ed enduro in generale mi stanno rompendo i coddonchi, perché tutto quel pedalare mi ha stramazzato la minzia fino al pavimento. Certo, la formula promo è ancora accettabile, ma qua entra in gioco il "ma che cazzo vado a pagare per farmi il culo pedalando e facendo solo due discese?!?"

Ed ora, per i nerd come me a cui piacciono tanto i dati, ecco qua quelli relativi al 2014. E sì, ogni anno il numero di statistiche diminuisce.

Attività: 158
Distanza: 4.547,70 km
Tempo: 303:04:35 h:m:s
Dislivello: 89.983 m
Velocità media: 15,1 km/h
Velocità massima: 176,9 km/h (quando sono andato sulla luna per cambiare un po')

Questo è quanto.

sabato 22 novembre 2014

Oh zee, giornata zeetorica. Anche se l'ammortizzazione era troppo molle.

Oggi, per la prima volta da quando ho cominciato ad andare in bici, ho usato dei freni diversi rispetto agli Avid Elixir.

Ora, non ho da dire male su questi freni che mi hanno accompagnato per tutti e cinque gli anni; soprattutto non sono uno che cambia impostazioni per capriccio, no. Quindi se ho comprato e montato i Shimano Zee un motivo ci sarà.

Il motivo principale è che gli Elixir non frenavano più. Poi gli Elixir sono totalmente inconsistenti (avrei voluto scrivere "I freni più inconsistenti che abbia mai provato", ma ho provato solo quelli, quindi non posso scriverlo). Infine, gli Elixir sono - come dicono gli inglesi - un pain in the ass da spurgare.

Le ho provate tutte: ho ripetuto più volte lo spurgo, ho cambiato le pastiglie, ho pulito i dischi con l'alcol isopropilico (che di per sé è una rarità). Niente: pinzando energicamente, con la mano destra facevo girare la ruota e questa girava. Capite? GIRAVA. Cioè, un freno deve bloccare la ruota, non deve permetterle di girare.

In verità non mi ero accorto di questo: durante l'ultima uscita sul monte Curt, ho fatto il nuovo KOM (su Strava), non perché andassi forte per mia volontà ma semplicemente perché non riuscivo a fermarmi. Infatti il commento che avevo scritto su Strava diceva: "Inoltre non so come abbia fatto a fare il KOM di Pilone, dato che l'ho fatto praticamente tutto col posteriore bloccato, in modalità "mioddio qua non mi fermo più".
Non a caso, a Pogno un ragazzo, provando la mia bici, si è messo a frenare da fermo, spingendo la ruota, e mi fa "Ehi, guarda che non frena un cazzo". E qualche mese fa, un altro ragazzo, a cui ho prestato la bici per una discesa, mi aveva detto che era un casino da guidare perché il freno una volta andava in un modo e poco dopo andava in un altro.

Avevano entrambi ragione.

Forse il mio kit da spurgo non funziona più molto bene (in effetti una delle due siringhe non tiene più l'aria completamente); forse questo o forse quello.

Sta di fatto che oggi, con gli Zee, quando mi sono sentito in emergenza, ho pinzato forte e ho rallentato da 30 km/h a 3 km/h in due metri (ovviamente sto sparando numeri a caso, perché non sono stato a fare telemetrie). "Ovvio", dirà qualcuno, "hanno quattro pistoni anziché due". Verissimo. Ma chi caxxo se ne frega.

Devo ammettere, comunque, che ho avuto un momento di inconsistenza di frenata, nell'unico pezzo ripido della discesa, che mi ha ricordato molto quella degli Elixir: per intenderci, facciamo finta che quando il freno funziona normalmente, la leva ha una corsa di 4 cm. Quando succede questa cosa strana, è come se all'improvviso, durante la frenata, la corsa aumentasse a 5 cm (ovvero si avvicina di più al manubrio) e quindi, per abitudine, mollo la leva e la ritiro, però questa volta ha una corsa di 3 cm (ovvero rimane più lontana dal manubrio).
Questo mi succedeva sempre con gli Elixir nelle discese ripide ed è, come dicevo all'inizio, uno dei tre motivi che mi ha portato a cambiarli.

Vedremo come andrà in futuro.

Ora come ora sono ben contento dei miei nuovi Zee. E mi piacciono anche le leve, a dirla tutta.

Nota aggiuntiva: comincio a capire l'importanza di un setup definito dalla tipologia di sentiero. Oggi ho mantenuto il mio normale setup da giro di montagna su sentieri naturali. Dato però che nel pistino di Cumiana ci sono salti e sponde, tale setup si è rivelato sbagliato, portandomi ad andare a pacco sia con la forcella che con l'ammo. Perciò ho deciso che d'ora in poi presterò attenzione anche a questo aspetto.
Che sicuramente influisce più di un tipo di gomma piuttosto che un altro.

Yeahbboy!

domenica 12 ottobre 2014

Il 2014 è il sesto

Immerso nei miei pensieri, mi sono chiesto quando avessi effettivamente cominciato ad andare in bicicletta. Quindi sono tornato indietro a vedere il primo post di questo blog, quello di presentazione, scoprendo che ho appoggiato il mio corpo su di una sella esattamente il 6 febbraio 2009.

No, dico, nel 2009, non so se mi rendo conto della cosa: il 6 febbraio 2014 erano 5 anni esatti che vado in bici. Ora che siamo ad ottobre, quindi, siamo quasi a 6 (sei, six, roku) anni che mi massacro psicologicamente la mente cercando di imparare ad andare su due ruote.

Ne ho passate tante, ma quest'ultimo periodo, quello che è stato inaugurato intorno a luglio 2013, quando mi sono trasferito a Torino, è stato ed è tuttora forse quello che ha avuto maggiore impatto su di me.
Innanzitutto l'anno scorso dovevo sfondarmi di notturne per andare in bici infrasettimanalmente, che significava quindi fare più o meno sempre delle discese abbastanza brevi, in solitaria, e sempre le stesse due discese con la Rockrider (tranne qualche volta quando uscivo con altri). Quest'anno, invece, posso girare anche di giorno, durante la settimana, quindi variando maggiormente i percorsi. Poi quest'anno passo tempo in sella anche ad una bici da corsa, che forse uno può pensare che non c'entri un caxxo con l'mtb, ma si tratta pur sempre di stare in sella e, secondo me, contribuisce ad avere sempre più confidenza con un mezzo a due ruote.

Il vero cambiamento, però, al di là del fare sempre meno gare, è arrivato solo negli ultimi due mesi circa, quando, in seguito ad un momento di crisi "Non so andare in bici" (uno abbastanza pesante, direi), ho avuto come una sorta di sblocco mentale da questa forte necessità che sentivo di spingere, spingere, spingere, cercando senza successo di ottenere qualcosa. E a quel punto mi sono sentito libero. Libero di fare le cose senza pressioni - da parte di me stesso. Libero di essere libero.

Ora, dopo quasi 6 anni, ho finalmente cominciato a saper aspettare: aspettare che le cose vengano quando devono venire, senza dannarmi l'anima perché non mi sento di fare un passaggio, di fare un salto, di fare un drop, di fare qualsiasi cosa. Sto praticamente seguendo le mie sensazioni, senza forzare alcunché.

Allo stesso tempo, ho ricominciato un po' a frequentare i bike park, ovvero quell'aspetto della bici che mi aveva fatto iniziare ad andare in bici, perché a me, di fare salita e di vedere i panorami, può fregare poco o nulla: io voglio la discesa, sant'iddio!!!!!!!!

Per qualcuno tutto questo è naturale. Quello di seguire il proprio flow interno, intendo. Per me è arrivato dopo tanto, tantissimo tempo, e solo da quando ho raggiunto questa sorta di equilibrio interno ho cominciato ad apprezzare i miei risultati.

Certo, l'ultima gara che ho fatto non mi ha dato grandi risultati, mi sono piazzato, come sempre, intorno a metà classifica, ma la differenza maggiore è stata che l'ho vissuta in modo molto sereno: cercando di fare bene, ma nel modo giusto.

Chissà quanto durerà tutto questo.
Chissà se tra qualche tempo tornerò ad aggredirmi psicologicamente.

Nel frattempo, mi godo questo momento.

martedì 22 luglio 2014

Di tubeless che (per ora) funziona

Prima prova per le nuove gomme.. cioè, non nuove, ma latticizzate. Ci siamo capiti.

Dopo i primi problemi relativi al trasudamento del liquido, oggi finalmente ho portato le gomme a fare il primo giro. Giusto perché bisogna darsi da fare, sono andato sul Col Laz Arà, dove, nella terza parte, c'è tutta una discesa pietrosa tipo ciottolato ma con pietre grosse e quindi tante, ma tante botte alle ruote (e alla bici in generale).

Bene, le gomme hanno tenuto, apparentemente non c'è stata perdita né di lattice né di pressione, nonostante abbia preso male le misure in un pezzo in falsopiano, dove ho cercato di saltare una pietra andando piano e atterrandoci sopra totalmente e pesantemente col posteriore: ho sentito proprio il colpo, ma la camera ha retto.

L'unica cosa che posso dire, ma forse dipende più da altri fattori (es. che ero freddo alla partenza della discesa, dopo una lunga pausa pranzo), è stato che, nonostante avessi gonfiato le gomme a 2.20 contro i soliti 2.50 che usavo con le gomme con le camere d'aria, ho avuto l'impressione che fossero un po' più rigide, che la bici mi rimbalzasse un po' troppo di qua e di là.
La tentazione di portare la pressione a 2.00 è tanta, ma, come mi ha detto il compagno di giro oggi - e compagno di esperimento latticizzazione - il rischio è che magari poi la gomma tenda a deformarsi troppo e che ci sia il cosiddetto burping. Boh!

Edit di qualche ora dopo: dopo essermi informato meglio e aver visto diversi video di burping all'anteriore, ho deciso di tenere il setup tubeless solo al posteriore: il cerchio non è tubeless ready, così come non lo è la gomma, perciò non mi fido: un conto è se ti burpa il posteriore, che puoi controllare, ma se ti burpa l'anteriore quando atterri da un salto o qualcosa del genere, ecco, diciamo che è un po' più complicato da controllare. Perciò, siccome non voglio girare imparanoiato, ho deciso questo mix.

E in futuro, quando sarò ricco sfondato, allora mi comprerò tutto tubeless vero e proprio e sarò più sereno.

giovedì 17 luglio 2014

Latticizzare o Foss? Il primo, grazie.

Dopo aver dato fondo alle mie enormi riserve di camere d'aria, ho finalmente acquistato il kit per latticizzare: con €38 circa, mi sono comprato il Joe's No Flat. Prima di parlare di questo, comunque, vorrei fare un salto indietro alle tanto osannate Foss.

Per chi non lo sapesse, sono camere d'aria in un materiale particolare, una sorta di plastica autoriparante, se vogliamo. In effetti, devo dire, nel caso delle microforature causate, ad esempio, dalle spine, queste Foss si comportano molto bene, dato che il materiale si stringe attorno alla spina e in un certo senso chiude il piccolo foro. Inoltre, in caso di forature non troppo grosse, la fuoriuscita di aria è molto più lenta rispetto alle normali camere. Ma i vantaggi finiscono qua: la camera pizzica come qualsiasi altra camera d'aria - quindi non c'è il vantaggio di girare a pressioni più basse - inoltre anche le toppe specifiche si comportano come le normalissime toppe, ovvero che se le usi per un foro un po' più grande della spina, dopo un paio di uscite non tengono più un caxxo.

Ma andiamo con ordine.

Alla prima uscita con le Foss, gonfiate a circa 2.20, vedo delle rocce in un prato e decido di passarci in mezzo, visto che c'è un varco. Prendo male le misure e ci passo sopra, ma a velocità ridotta. Pfffffffffffffffffffffffffffffffffffffff, ho pizzicato. Una volta arrivato a casa, da una parte metto la toppa, dall'altra decido di andare di accendino, come pubblicizzato. Risultato? Una sorta di zombie di plastica che mi si sfalda tra le mani. Butto via tutto.
Sposto quindi la Foss dall'anteriore al posteriore, gonfiandola ai soliti 2.50.
Resiste un po' di più, esattamente 7 uscite. All'ottava, mi accorgo che perde aria, ma non scende subito. Quando torno a casa, vedo che ha un bel foro, di circa 3x2 mm. Lo chiudo con la toppa, seguendo per bene le istruzioni.
Per le successive 3 uscite mi rendo conto che sta perdendo aria, ma talmente poco che riporto la pressione al suo livello normale e faccio le mie uscite. Finché, alla quarta, alla fine del giro, mentre stiamo sorseggiando una birra, ad un certo punto si sente un Pfffffffffffffffffffffffffffffffff potentissimo: la toppa ha ceduto.
Decido quindi di andare di accendino. Stavolta, però, onde evitare di vedere uno zombie mostruoso, cerco dei video su internet e copio pari pari. Infatti sembra tenere. Quando però vado a montarla, scopro invece che non tiene proprio nulla, quindi ripeto la procedura e, di nuovo, quando la monto e gonfio, mi rendo conto che non tiene.
Nel cestino.

Risultato: €30 per due camere d'aria, una delle quali pizzicata alla prima uscita; la seconda, invece, che ha resistito 8 uscite più 4 con la toppa, per un totale di 12 uscite. Facendo due conti estremizzati, se avessi pizzicato ogni 2 uscite avrei dovuto sostituire 6 camere d'aria, ovvero €9 da Decathlon. Ergo, non ne vale la pena.

Torniamo invece alla latticizzazione, fatta senza compressore e senza particolare fatica nel tallonare le gomme ma con molta fatica invece nel mettere la gomma sul cerchio. In pratica il kit per latticizzare cerchi non tubeless contiene due strisce con una valvola: la si poggia nel cerchio e crea un ambiente isolato tra gomma e cerchio, così da permettere all'aria di rimanere dentro. Il problema si presenta quando metti su la gomma e questa striscia si sposta troppo o da un lato o dall'altro, senza possibilità di sistemarla, mentre in verità deve rimanere centrale (altrimenti non crea l'ambiente isolato). Quindi eccomi a togliere e mettere, togliere e mettere, togliere e mettere la gomma.
Il resto, poi, è abbastanza semplice, basta avere l'accortezza di avvicinare il più possibile il cerchietto della gomma ai lati del cerchio, schiacciare la gomma all'altezza della valvola e inserire un po' d'aria: voilà, la camera è montata (a dispetto di chi dice che senza compressore sia una cosa complicatissima). 120 ml di liquido, poi, rendono la ruota pronta per essere utilizzata.

Ora le ho gonfiate a 2.20 (sempre che il manometro sia corretto, eh), ma teoricamente fino a settimana prossima non avrò occasione di valutarne il funzionamento. Per ora, però, partiamo con una nota negativa: la ruota anteriore, prima, pesava 2,67 kg.. adesso 2,91 kg.. un aumento di 240 grammi per ruota. Praticamente 1/2 kg su due ruote, con la bici che ora totalizza un bel 15 kg tondi tondi.

Per niente leggera, questa soluzione. Speriamo ne valga la pena, comunque.

lunedì 14 luglio 2014

Quando l'aria ha importanza

Oggi ho potuto appurare quanto sia comodo avere la forca e l'ammo ad aria.

Fino a ieri giravo con un sag pari al 15%. Siccome continuavo a pizzicare al posteriore, ho pensato che, al di là della mia mal distribuzione del peso - quindi un problema di tecnica - potesse incidere anche il fatto che avessi l'ammo e la gomma gonfiati troppo (minimo 2.50 bar, che per uno che pesa 63 kg e non va forte è eccessivo) - quindi un problema tecnico.
Il punto è che siccome ho la brutta - e sbagliata - tendenza a frenare un po' con l'anteriore in curva, ai tempi dell'acquisto della Vitus avevo pensato di ovviare alla cosa tenendo la forcella più rigida, di modo che non mi andasse ad affondare durante la compressione. Per evitare di squilibrare la bici, quindi, ho pensato di indurire anche il posteriore.
Ora.. ovviamente questa è tutta una congettura e, da bravo scienziato che non sono, ho messo il sag al 20%, e, contemporaneamente, ho messo una gomma dual ply al posteriore. Sbagliato! Avrei dovuto fare prima una cosa e poi l'altra, per isolare il problema, ma non importa.

È chiaro che una sola uscita non valga nulla per capire se ho intuito quale potesse essere il problema, ma giovedì avevo messo solo la dual ply gonfiata a 2.50 e mi sono reso conto che fosse tutto troppo rimbalzino. Per contro non avevo forato (e con una media di una foratura ogni due uscite, mi sembrava un buon risultato iniziale), quindi ho deciso di rendere meno rigida l'ammortizzazione in generale, aumentando il sag di ammo e forca (dal 15 al 20%) e gonfiando a 2.20 circa sia l'anteriore che il posteriore, visto e considerato che ora dietro ho una dual ply.

E oggi sono andato a provarla nel luogo dove più spesso ho bucato: il sentiero delle Guardie, sul Monte Curt.

Inutile dire che mi sembrava di galleggiare, di saltellare sopra ad un materasso. Guardando poi i dati su Strava, ho tirato giù di 16" il mio precedente tempo. In verità di per sé non significa nulla, dato che nel giro di un paio di mesi sono passato da 5'42" a 5'42" a 5'38" per arrivare al 5'22" di oggi. Anche perché, sempre rianalizzando i dati, ho avuto punte di velocità maggiori (sensibilmente maggiore, tipo 10 km/h più veloce) in passato. Però mi sta bene così: dopotutto i sentieri, col tempo si scavano, variano e quant'altro, perciò ci può stare che in certi tratti dove prima riuscivo a tirare maggiormente oggi non riesca più a farlo allo stesso modo (anche se 10 km/h di differenza in 6 mesi è un po' tantarello).

Questo è tutto ciò che ho da dire, per oggi.

Evviva l'ammortizzazione!